Se un imprenditore, una persona, un uomo, una donna, arriva al gesto estremo di togliersi la vita perché oberato dai debiti bisogna riflettere. Sulle responsabilità evidenti delle istituzioni, degli enti di riscossione, dell'esecutivo incapace di assumere provvedimenti per la risoluzione della crisi e per il sostegno di quei lavoratori ed imprenditori che non riuscendo più a far fronte alle problematiche della quotidianità si abbandonano al gesto estremo; un grido di dolore che squarcia il silenzio della indifferenza. Ma bisogna anche riflettere sul messaggio distorto che i media e le istituzioni stesse stanno fornendo alla pubblica opinione circa l'evasione. E' del tutto evidente che nel marasma della piccola e media imprenditoria italiana si inseriscono fenomeni di micro evasione totale o parziale che sottraendo risorse economiche alla imposizione fiscale creano danni al tessuto industriale economico e sociale del paese. Ma è altrettanto evidente che ci sono invece persone abituate al lavoro che oberate da cartelle esattoriali inique, da una imposizione fiscale opprimente e da una rigidità burocratica della pubblica amministrazione disagevole ed obsoleta, si vedono andare in frantumi i sogni di una vita perdendo subitaneamente tutto ciò che in anni è stato faticosamente costruito. E questi ultimi sono certamente un numero più significativo. Ed i drammatici eventi che funestano le cronache sempre più spesso, purtroppo ne sono la testimonianza empirica più significativa.

Si sono suicidati in ventitrè dall' inizio dell' anno, i piccoli imprenditori che non ce l' hanno fatta a sopportare la durezza della crisi economica. Un suicidio ogni quattro giorni. Il dato arriva dalla Cgia di Mestre, l' associazione artigiani e piccole imprese, che sottolinea anche come un' impresa su due chiuda i battenti entro i primi cinque anni di vita. Non regge al mercato, ma soprattutto al peso dello Stato sul mercato, viene prima o dopo stritolata fino ad essere costretta a mollare. «Tasse, burocrazia, ma soprattutto la mancanza di liquidità - dice Giuseppe Bortolussi, segretario di Cgia Mestre - sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. È certamente vero che molte persone, soprattutto i più giovani, tentano la via dell' impresa in proprio senza avere il know how necessario, tuttavia questo è un segnale preoccupante anche alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi». Tra i 23 suicidi di piccoli imprenditori di questa prima parte del 2012, 9 sono avvenuti in Veneto, il 40 per cento del totale, un triste primato che colpisce una regione che è sempre stata «motore» dello sviluppo economico per la piccola e media impresa. Domani a Vigonza, in provincia di Padova, nascerà l' Associazione familiari imprenditori suicidi, ma intanto la crisi travolge sia il Nord sia il Sud e la lista stilata dagli artigiani registra tre suicidi in Puglia, e altrettanti in Sicilia e Toscana (venerdì un manager di 42 anni si è tolto la vita gettandosi sotto un treno a Sesto Fiorentino); nel Lazio si sono ammazzati in due, una vittima anche in Lombardia, una in Liguria e una in Abruzzo. «Il meccanismo si sta spezzando - continua Bortolussi -. Questi suicidi sono un vero grido di allarme lanciato da chi non ce la fa più. Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa. Per molti, il suicidio è visto come un gesto di ribellione contro un sistema sordo e insensibile che non riesce a cogliere la gravità della situazione». Sempre la Cgia presenta un raffronto drammatico tra il 2004 e il 2009. Se nel 2004 le aziende che non superavano i 5 anni di apertura erano il 45,4 per cento del totale (Lazio 51,1 per cento, Campania 49,8 per cento, Calabria 49,1 per cento, Sicilia 48,3 per cento); cinque anni dopo la percentuale sale a 49,6 per cento (Lazio 54,6 per cento, Sicilia 51,9 per cento, Calabria 50,4 per cento e Liguria 50,1 per cento. La situazione descritta preoccupa ancor di più e si considera, sottolinea ancora la Cgia di Mestre, che il 58 per cento dei nuovi posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di 10 addetti e che, come risulta dai dati Istat, il 60 per cento dei giovani italiani neoassunti nel 2011 è stato assorbito dalle micro imprese con meno di 15 addetti. «È chiaro che il governo - conclude Bortolussi - non può non intervenire abbassando il carico fiscale sulle imprese e in generale sul mondo del lavoro, altrimenti sarà difficile far ripartire l' economia del Paese». Anche l' Istat comunica dati critici sulla situazione dei suicidi «economici». Ma meno drammatici, tenendo tuttavia presente che ci si riferisce al 2010 e non agli ultimi due anni, che sono quelli nei quali la crisi si è fatta più sentire: nel 2010 le persone che si sono tolte la vita per motivi economici sono state 187, 182 uomini e cinque donne, un numero inferiore rispetto al 2009, quando erano state 198.



Insomma il governo Monti sta smantellando progressivamente lo stato sociale, e le ripercussioni sono soprattutto sociali più che economiche.

Fa dietro front sulla tassa agli immigrati, ma è irremovibile con i pensionati italiani; ai poveri e ai vecchi nega ogni possibilità di sussistenza, con leggi ingiuste e vessatorie.

La sinistra gridava al conflitto di interessi su Berlusconi, ma oggi esiste un ministro che ha lo stesso e identico problema, ma non si dice.

Monti spende inutilmente fondi pubblici per i cacciabombardieri militari e non interviene in maniera decisa sulla assegnazione delle frequenze della tv digitale: vuole guadagnare tempo o forse è conscio del fatto che un emendamento in tal senso porrebbe inesorabilmente termine al sostegno del suo esecutivo da parte di Berlusconi e del suo partito.

Spread e borsa continuano male come prima.

A tutto questo, aggiungiamo livelli di tassazione ormai insostenibili, gli imprenditori, quelli medi e piccoli non hanno accesso al credito e qualcuno si uccide, al pari di un pensionato.

La classe politica si indigna ipocritamente contro Grillo "reo" di avere detto la verità su Equitalia e pochi considerano le ragioni di gesti violenti che comunque vanno censurati e condannati.

Insomma, tira davvero brutta aria, attenzione.

L'impressione è che Monti stia tirando la corda e purtroppo sempre da un solo lato....Infatti di suicidi di banchieri nemmeno l'ombra...